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Intervista al Maestro Fulvio Aragozzini.

FINALE EUROPEI - ROMA 1967 GEESING vs RUSKA. ARBITRO: FULVIO ARAGOZZINI
Penso che questo opuscolo ciclostilato, tipo fanzina per intenderci, che mi è capitato tra le mani qualche mese fa, “uscito fuori” dai miei ricordi di Judo, in cui la allora FILPJ, presentava il Judo in Italia, Il Profilo del Maestro Fuji Shozo e il Profilo del Maestro Aragozzini Fulvio, sia dell'anno '81 o '82. Per quanto riguarda il M° Aragozzini recitava così:

In Italia (tranne eccezioni calcistiche note a tutti) è praticamente impossibile vivere di sport. Così anche i più importanti esponenti delle discipline solitamente definite minori sono costretti a dedicare ai loro sport preferiti i ritagli di tempo.
Capita quindi di trovare un maestro, cintura nera 5° Dan impegnato a tempo pieno nel lavoro di fotografo industriale e nel rimanente tempo disponibile insegnaante di Judo. E' il caso di Fulvio Aragozzini, 47 anni, nato a Milano dove abitualmente risiede.
E' uno dei migliori maestri italiani.
Ha cominciato a praticare il Judo nel lontano 1954 poco meno che ventenne.
Da allora la sua è stata una continua ascesa ai vertici, prima atletici e successivamente tecnici, della disciplina in Italia.
Atleta di valore nazionale, ha vestito per decine di volte il Judogi azzurro, ottenendo costantemente significativi successi nelle gare di maggiore livello del nostro paese.
Dopo appena 5 anni di pratica agonistica ha conquistato il diritto ad indossare la cintura nera.
Nel giro dei successivi 10 anni è poi entrato nei ranghi tecnici della Federazione di cui tuttora fa parte. Come se tutto ciò non bastasse, il Maestro Aragozzini, ha trovato anche il tempo di praticare Aikido e Kendo ed entrare a fare parte della Commissione Nazionale Arbitri di Judo, non dimenticando inoltre l'insegnamento dello stesso Judo, che attualmente svolge presso il Nippon Judo di Milano e che rimane una delle sue principali vocazioni.

Oggi il Fulvio Aragozzini è Maestro BenemeritoVII dan e arbitro Benemerito di Judo.
TUTTOJUDO.COM gli ha rivolto alcune domande.

Salve M° Aragozzini, grazie per l'intervista.
COS’E’ IL JUDO?
Nella saggia intenzione del suo ideatore, Kano Jigoro, il Judo, più propriamente il ‘Judo Kodokan’ è un Metodo ( = Via = Do ) psicofisico per l’educazione del cittadino.
L’esperienza avuta da Kano, in età giovanile, in alcune scuole di Ju Jitsu dell’epoca ( Tenshin Shin Yo Ryu e Kito Ryu ) ha fatto nascere in lui l’idea di perpetuare i contenuti etici e tecnici del Ju Jitsu in una forma moderna, non violenta, di pratica che sviluppasse nell’individuo un fisico armonico, una mente aperta e pronta a rapide decisioni ed un carattere, un comportamento, sociale utile alla comunità.
L’accezione attuale di Judo-sport è una ‘evoluzione’ che Kano non avrebbe voluto. Anche nella sua attività di propaganda per ottenere al Giappone i Giochi Olimpici del 1940, aveva più volte espresso il suo scetticismo sull’opportunità di portare il suo Judo in una forma agonistica internazionale. (Vedere i suoi scritti)
Personalmente penso che l’indirizzo agonistico del Judo sia stato inevitabile, ma sono convinto che un corretto insegnamento non escluda la ricerca di quei principi educativi propugnati dal Prof. Kano che servono sia all’Atleta agonista sia al praticante assiduo, nel Dojo e nella vita di tutti i giorni.
Ritengo che nei principi fondamentali “Seiryoku zen yo” e “Ji Ta Kyo Ei” sia contenuta tutta l’essenza del Judo. In ogni sua forma.
La ricerca seria ed approfondita dell’IPPON’ e dello stato permanente di ‘MUSHIN’ devono essere gli scopi principali del Judo.

QUALE E’ STATA LA CHIAVE DEL SUO SUCCESSO?
Data la sua posizione istituzionale e politica, per Jigoro Kano fu facile riuscire ad introdurre nella scuola il Judo (e il Kendo) come attività educativa. Anche negli ambienti militari più tradizionali il Judo fu visto con favore.
Alla fine del II conflitto mondiale le forze di occupazione fecero chiudere tutte le scuole di Arti Marziali. Al Judo fu concesso per primo di ricominciare l’attività.
Già molto prima, attorno agli anni ’20, il Judo-JuJitsu aveva attirato l’attenzione dell’Occidente, in particolar modo degli ambienti militari e come arte di combattimento ‘da strada’.
L’ideale DeCoubertiniano che invadeva l’Europa e l’Occidente in genere vedeva lo Sport come una buona soluzione educativa per la società. “Mens sana in corpore sano” era lo slogan corrente. Quindi nell’epoca tra le due guerre il Judo-JuJitsu si diffuse a macchie da leopardo e si cominciò ad organizzare confronti e gare con regole convenzionali per salvaguardare l’incolumità dei contendenti.
La diffusione, anche nella popolazione civile, fu dovuta alle innegabili possibilità tecniche da impiegare nell’autodifesa.  Poi il nascere di scuole, club, associazioni e federazioni lanciarono l’attività agonistica in un ‘circo’ che ancora oggi assorbe l’attenzione della gente e dei ‘media’ distogliendola da un più completo e serio utilizzo del Judo come mezzo educativo.

COME VEDE IL JUDO ODIERNO?
Direi che si parla un po’ impropriamente di ‘evoluzione’ del Judo. Certo è che su di un piano tecnico agonistico un’evoluzione c’è stata. Molte varianti tecniche nel Nage e Katame Waza sono apparse negli anni dopo il 1960.  La malizia e la specializzazione degli Atleti introduceva un modo nuovo di affrontare l’avversario in gara.  Una maggioranza di contendenti aggressivi, ma poco preparati tecnicamente, si arrabattava a cercare la vittoria a tutti i costi, anche nelle irregolarità che le pieghe del Regolamento Arbitrale presentavano.
In mezzo a costoro, però, fortunatamente hanno sempre brillato elementi che dimostravano di praticare un ottimo Judo. Giapponesi a parte si videro grandi campioni ed ottimi judoka come Kerr, Parisi, Rouget, Tchoullouyan, Yaskevitc, Nevzorov. Gamba, Adams, Neuroiter e molti altri a cui mi spiace far torto non citandoli, ma che tutti hanno fatto vedere come si può combattere e vincere in modo corretto ed elegante.
Purtroppo hanno fatto anche scuola tipi come il belga Meunier, Obadov ed altri elementi dell’Est europeo che obbedivano al comandamento ‘ vinci come puoi ‘ ed anche ‘ non correre rischi e non perdere’. Da qui posizioni ostruzionistiche, prese alle gambe, buttarsi in terra, bloccare le possibilità di attacco dell’avversario, judogi stretti e rigidi.
La Commissione Arbitrale Internazionale era costretta ad inseguire questa situazione con norme sempre più restrittive e di difficile applicazione da parte di una classe arbitrale anche questa poco preparata.
Sono stato Arbitro Internazionale dal ‘65 al ’95, ho arbitrato due o tre Mondiali e un Olimpiade e questa opportunità mi ha dato la possibilità di vivere da vicino questo passaggio da un Judo calmo e corretto ad un Judo caotico e velocissimo. Molto, questa esperienza, mi ha aiutato nell’insegnamento e nell’affinamento delle mie capacità di percezione-analisi-decisione.
Se oggi vediamo un brutto Judo nelle nostre gare e garette è solo perché la richiesta di docenti è aumentata ad un punto tale che la qualità è generalmente molto bassa; nessuno ha insegnato loro ad insegnare e finiscono per mandare in gara ragazzi volonterosi, ma anch’essi impreparati. Non è per tutti così, ma statisticamente un numero alto di docenti impreparati produce un numero alto di praticanti impreparati. Che presto si riveleranno scontenti ed abbandoneranno ( ameno che non si mettano anche loro ad insegnare! ).
C’è ancora molto buon Judo. Basta guardare le compilations degli Ippon nelle grandi gare. Se ci riescono loro vuol dire che si può ancora prepararsi bene, per un vero buon Judo.
E nella ricerca di questi risultati questi Atleti hanno sicuramente conosciuto e praticato i principi fondamentali di Jigoro Kano.

LA TECNICA PREFERITA DA J.KANO ERA UKI GOSHI … QUALE O QUALI QUELLE DI FULVIO ARAGOZZINI?
Non giurerei che la tecnica preferita di Kano fosse Uki Goshi. Credo che ne avesse altre anche se Uki Goshi la usava spesso per dare spiegazioni sull’uso delle anche e del contatto.
Ho amato e praticato in Randori quasi tutte le tecniche di Nage e Katame Waza. In gara quelle che mi riuscivano meglio erano Tai Otoshi, Ashi Guruma e O Guruma, Soto Makikomi, O Uchi Gari ed alcuni Shime Waza, anche in piedi. Bei tempi !!!



YAMA ARASHI, MITO DEL JUDO … E’ ESISTITA VERAMENTE?  SE SI COME PENSA FOSSE ESEGUITA?
E’ sempre stata un po’ la curiosità di tutti ed anch’io ho chiesto al mio Maestro Koike Tadashi come Shiro Saigo la eseguiva e perché era stata vietata.
Se ricordo bene ci disse, tra il serio ed il faceto, che Saigo era piuttosto basso con le gambe molto storte, arcuate, e che eseguiva una falciata con una presa tipo Eri Seoi con la pianta del piede destro contro la tibia di uke, senza preoccuparsi troppo di come uke si inzuccava sul tatami o contro le pareti del Dojo. Questo pare facesse anche nelle frequenti lotte di strada,  anche con qualche effetto letale.
Per questo motivo e per la effettiva difficoltà di controllare la caduta di uke, venne vietata nei combattimenti arbitrati. Questo divieto rimane ancora oggi, non tanto verso la tecnica in sé quanto verso la pericolosità di questo tipo di caduta. Anche altre tecniche dell’attuale Gokyo diventano vietate quando siano eseguite in modo da mettere in pericolo l’incolumità di uke, a volte anche di tori.
Si dice in Giappone che Yama Arashi non fu mai eseguita prima di Shiro Saigo e non sarà mai eseguita dopo di lui.


A CHE ETA’ PENSA CHE UN BAMBINO POSSA INIZIARE A PRATICARE JUDO?
 Ho già espresso più volte il mio parere in merito e qui ripeto che si può cominciare a parlar di Judo seriamente solo con Allievi che abbiano almeno 7-8 anni. Così ho fatto con mio figlio e con quei ragazzi, ora uomini fatti, che mi hanno seguito con successo.
L’abitudine di accettare nel Dojo bambini di età anche inferiore ai 6 anni nasce dal desiderio di acquisire quote sociali, iscrizioni, camuffando questo desiderio puramente commerciale con l’aureola dell’utilità sociale, della possibilità di dare precocemente al bambino un’educazione al rispetto ed alla disciplina.  L’insegnante si trasforma in un baby sitter e le mamme sono contente e libere di andare tranquille a fare shopping.
La cosa negativa è che li si fa giocare, Judo gioco, aspettando un’età più avanzata per imporre effettivamente  quel rispetto e quella disciplina che il vero Judo esige. Ne risulta un alto numero di abbandoni, per altri giochi più divertenti o che piacciono di più ai genitori.  Non importa perché con la nuova stagione ne arriveranno altri.
Per questa mia convinzione ho spesso battibeccato con alcuni colleghi, professionisti del Judo e titolari di palestre, ma personalmente non sono mai ricorso a compromessi in questa materia.
Si deve constatare che sono pochi quei bambini-ragazzi che arrivano ai vent’anni ancora motivati al Judo. Questa è la difficoltà maggiore: mantenerli motivati per così tanto tempo.
Sono abbastanza d’accordo con l’amico e collega Cesare Barioli che ritiene di poter far iniziare lo studio del Vero Judo solo sopra gli 11-12 anni.

      COME DOVREBBE ESSERE UN BUON INSEGNANTE DI JUDO?
Di età superiore ai 30 anni, di cultura medio-superiore, di robusta costituzione, con esperienza di studio e pratica del Judo di almeno 10 anni con un buon maestro, di carattere calmo e autorevole e dotato di buona comunicativa, meglio se nel suo curriculum si aggiungono alcuni anni di esperienza agonistica.
Possibilmente deve essere buon esempio di vita e dovrebbe saper fare bene ciò che insegna.
Non posso conoscere bene i problemi dell’essere Insegnante donna, ma credo che in certe classi ed a certi livelli anche una donna riesca a svolgere bene il suo compito.
La prerogativa che auspico per un Insegnante è di essere sempre con la voglia di imparare.
Ho sempre consigliato ai miei Allievi che volessero dedicarsi all’insegnamento di non farlo come principale professione. Professionali si, professionisti … è rischioso.
Se sei un professionista dell’insegnamento finisci per entrare nella logica del guadagno e del compromesso e con tante ore di tatami ad insegnare sempre le stesse cose, per la maggior parte a basso livello, si può perdere slancio e passione.
Quanto sopra è il mio modesto parere e non deve essere considerato vero in assoluto. Ci sono tanti casi e situazioni che mi possono smentire.

      CI PARLI DI QUALCHE TUO BEL MOMENTO DI JUDO?
Per me il Judo è stato un lungo bel momento. Una parte della mia vita lì è cresciuta tra sacrifici e soddisfazioni. Tanti bellissimi momenti nell’insegnamento e nella carriera arbitrale, nelle istituzioni ufficiali in campo nazionale ed internazionale.
Non saprei identificare un particolare ‘bel momento’, da quando ho messo piede sul primo tatami di vecchi materassi a quando, pochi giorni fa, la mia nipotina, 1° dan, si è fatta onore nei Campionati Italiani Juniores.
Cinquantacinque anni di bei momenti !!!
...E tanti ancora te ne auguriamo!
1974 Germania Nazionale Judo under 15 Maestri Fulvio Aragozzini-Pino Tesini


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